Lo scorso anno presso il Festival Micro di Milano ci siamo innamorati dei lavori dell'Officina Typo di Modena, un laboratorio tipografico alla vecchia maniera che realizza delle stampe artigianali di altissima qualità. Quando abbiamo deciso di realizzare delle interviste per il nostro blog, il mio primo pensiero è andato proprio a loro, Gina Paolini e Silvano Babini fondatori di questa meravigliosa realtà dell'hand kraft italiano che ci riporta indietro nel tempo.
Preparando le domande per l'intervista, non ho potuto fare a meno di notare che sulla voce "info" della loro pagina Facebook, si trovi solo la loro dotazione tecnica, come a voler dire che la peculiare identità del loro laboratorio non può che essere definita dai macchinari a disposizione:
"1 torchio a leva Dell'Orto modello Albion 1863, 1 pedalina 25x35 modello Liberty, 1 torchio pianocilindrico 35x50 Fag CP-550, 1 torchio pianocilindrico 50x70 Korrex, 1 torchio pianocilindrico 50x50, 1 torchio 70x100 Saroglia, 1 platina a maniglia 15x21, 2 torchio tirabozze, 1 torchio calcografico 50x70 Paolini. Tutte macchine ad avanzamento manuale."
Questo la nostra breve chiacchierata.
Da quanto tempo vi occupate di tipografia? Come avete iniziato, che percorso formativo /professionale avete alle spalle?
Ci occupiamo di tipografia dalla metà degli anni sessanta, cioè da quando frequentavamo la Scuola del Libro di Urbino. In seguito abbiamo fatto percorsi diversi. Silvano ha iniziato come responsabile di produzione in alcune aziende grafiche che a quei tempi erano in gran parte a conduzione tipografica, poi come committente in Case Editrici per la produzione di libri. Gina ha iniziato subito come graphic designer professione che ha esercitato sia in studi che come free lance. Alla fine degli anni '70 la tipografia a livello industriale non era più competitiva ed è stata rimpiazzata dall'offset, che rispondeva meglio alle nuove richieste di riproducibilità dell'immagine e del colore. Arrivati alla pensione abbiamo rispolverato i torchi che avevamo conservato in cantina e i caratteri mobili che alcuni amici artigiani avevano gelosamente conservato.
Quali sono i vostri committenti? Che mercato ha oggi la tipografia manuale in Italia?
I nostri committenti sono scrittori e poeti poco conosciuti, grafici che cercano nella bassa tiratura l'impronta della tipografia, l'unico sistema di stampa che può modificare la superficie del supporto cartaceo e aggiungere una valenza in più: l'aspetto tattile. Oggi la tipografia manuale può contare su un mercato di nicchia per amatori. In questi anni dove tutto è fast abbiamo scelto di mettere sotto Officina Typo il claim istituzionale "slow print workshop" Pensiamo che l'artigianalità, la manualità, l'autoproduzione siano importanti in un mondo che appiattisce tutto e ci rammarica molto che nelle nostre scuole siano scomparsi i laboratori, così importanti per la trasmissione dei saperi.
Cosa insegnate nello specifico durante i vostri corsi e workshop? Quali competenze trasmettete?
Nei nostri corsi facciamo una breve premessa teorica sulla nascita della stampa, dell'invenzione dei caratteri mobili e del loro disegno nel tempo. Il sistema di misure tipografiche, la preparazione di una pagina per la stampa con il torchio. Scelta e preparazione di una matrice per la stampa di un'immagine incisa (su legno, linoleum, gomma e altri supporti). Scelta delle carte, inchiostrazione e controllo della resa.
Negli ultimi anni si sta riscontrando un po' ovunque un forte ritorno all'artigianalità, alla manualità, all'auto-produzione. Voi che ne pensate?
In questi anni dove tutto è fast abbiamo scelto di mettere sotto Officina Typo il claim istituzionale "slow print workshop" Pensiamo che l'artigianalità, la manualità, l'autoproduzione siano importanti in un mondo che appiattisce tutto e ci rammarica molto che nelle nostre scuole siano scomparsi i laboratori, così importanti per la trasmissione dei saperi.